Il sogno di Pisicchio

All'anagrafe si chiamava Vito, ma tutti a Fiumicino lo conoscevano come "Pisicchio".
Dal 1986 proprietario di quel ristorante che sognava da bambino e che all'età di 15 anni aveva disegnato a scuola su di un pezzo di carta.
"Era identico a come è ora" raccontava.
Gli archi, il muretto bianco con i pali di legno, e quella cucina grande grande.
"Ecco il mio gioiello" è proprio così, come è oggi, che Vito aveva sempre immaginato il suo ristorante.
A guardarlo oggi e sapendo quanti personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport ci sono passati, ti chiedi come abbia fatto a non montarsi la testa. A tenerlo attaccato al pavimento, come un ancora nel mare, c'era il suo passato da persona comune, il suo amore per la famiglia e quella passione, diventata a tutti i costi il suo sogno da realizzare.
"A 12 anni -diceva- consegnavo il latte con il triciclo per guadagnare i soldi che mi servivano per l'inverno". L'umiltà del padre gli insegnò che nella vita le cose importanti te le devi sudare.
E così dopo aver fatto tanti lavoretti, prese il diploma di scuola alberghiera ad Ostia,ai tempi d'oro, e iniziò a fare pratica in giro per i ristoranti del litorale romano.
"E' la mia città e ho voluto iniziare da qui".
Pisicchio a Fiumicino era un personaggio, non un ristoratore comune, ma uno che oltre a deliziarti il palato sapeva anche farti sorridere e sentire a casa.

Ed è proprio questo che è riuscito nel tempo ad insegnare ai tre suoi figli, Fabrizio Raffaella ed Elisabetta, che oggi portano con fierezza avanti l'attività di famiglia con un compito ben più difficile: essere all'altezza del Maestro, mantenere lo spirito di ospitalità ed il piacere di una cucina sana, basata sulla freschezza e genuinità del pescato giornaliero per i propri clienti.